La storia è ispirata al racconto L’anima smarrita di Olga Tokarczuk, vincitrice del Nobel per la letteratura nel 2018.
Lo spettacolo, attraverso la metafora della sartoria, porta in scena la storia di un sarto che, per la prima parte della sua vita (dall’infanzia alla giovinezza), cammina con la sua anima-vocazione accanto. I compromessi dell’età adulta lo inducono a smarrirla e a dimenticarla, fin quando l’emersione di ricordi lontani lo spingerà a cercarla, per ritrovare sé stesso e la propria “integrità”.
Lo spettacolo si apre, dopo un’introduzione sul mondo della sartoria, con il personaggio di un vecchio sarto, triste e annoiato. È intento a scegliere il vestito a cui lavorare e, tra tanti modelli originali e colorati, finisce con lo sceglierne uno ordinario e grigio. A forza di ripetere le stesse azioni, incastrato in una produzione artigianale ma in serie dello stesso modello, cade in un sonno profondo. Nel suo negozio, allora, compare una figura misteriosa, forse di nome Alma, che ha il potere di manovrare gli oggetti e gli accessori del laboratorio; è lei, infatti, a far piovere dall’alto una valigia che contiene l’album dei ricordi.
Grazie a questo espediente, il nostro sarto ripercorre il filo della memoria: c’è stato un tempo in cui fare vestiti era la sua vocazione autentica, l’espressione del suo amore per la vita; fin quando, corrotto dalle imposizioni del mercato, ha perso o dimenticato, metaforicamente, la sua anima. Ed è per ricongiungersi ad essa, alla sua anima-vocazione, dovrà necessariamente affrontare il suo mostro: un’enorme giacca senza testa con la quale ha firmato un contratto vincolante.
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