Con Diario di un brutto anatroccolo, Factory coniuga il teatro e la danza a partire da un classico per l’infanzia di Andersen continuando l’indagine sul tema della diversità/identità e dell’integrazione attraverso un linguaggio semplice ed evocativo.
Renzo Boldrini riscrive in chiave contemporanea due famose fiabe utilizzando un originale stile scenico che "mixa" lettura ad alta voce, narrazione teatrale, disegno dal vivo, videoproiezione e animazione di figure e oggetti.
Tutte e tutti conoscono Strega e Orco e, per tutte e tutti, Strega e Orco sono naturalmente brutti e anche un po’ cattivi. Ma noi, con che occhi li guardiamo? Con quale sguardo?
Bella, bellissima! è uno spettacolo in cui il teatro di figura presta il suo saper essere linguaggio magico alla drammaturgia delle immagini; vuole giocare con la meraviglia e prendersi gioco dell'incanto.
In questa storia ci sono tre fratelli nati un mattino d’estate, dopo una notte piena di lucciole.
Il destino li separerà, conducendoli per tre strade diverse. Ma darà loro tre doni – intelligenza, istinto, cuore – sufficienti per cavarsela, diventare grandi e finalmente ritrovarsi, affrontando perfino uno Stregone che può farsi grande come una montagna.
Quando la notte sarà più buia, arriveranno le lucciole ad indicare loro la strada.
Cosa è “giusto”, cosa è “sbagliato”? Quando e perchè ci sentiamo sbagliati?
Il concetto di "sbagliato" è quello che ci guida nei giudizi e nelle azioni ma se dovessimo andare a fondo in queste definizioni, penseremmo davvero di avere ragione?
Raccontare una storia è un po’ come cucinare: ci vogliono fantasia e passione, esperienza e creatività; ma soprattutto, ci vogliono gli “ingredienti” giusti: cose sane e genuine, perché le storie, come il cibo, sono un alimento essenziale della nostra vita. “La Ciambella Addormentata...nel forno” narra l’avventura di due “pâtissieres” alle prese con una ricetta molto speciale.
Un giorno le due pasticcere, mentre sono al lavoro nel proprio laboratorio, ricevono un ordine molto particolare: il Conte De Abat Jour festeggia il suo compleanno e le due cuoche dovranno creare una torta unica, qualcosa che possa accontentare i difficili gusti del Conte e dei suoi invitati.
Per preparare un dolce “da favola”, il duo dovrà utilizzare tutta la sua fantasia e metterci dentro qualcosa che lo renda veramente originale! È così che i due personaggi, con l’ausilio di ingredienti e utensili da cucina, prepareranno il proprio dolce, immaginandone e raccontandone la storia ispirata alla fiaba classica de “La Bella Addormentata”, parte di quei racconti che le nonne ci leggevano da bambini, quando preparavano per noi dolci e biscotti fatti con amore, per nutrirci e accompagnarci nella nostra crescita.
C’era una volta un uomo che adorava pescare, appena sorgeva il sole saliva in sella alla sua bicicletta e pedalava verso il mare… C’era una volta un altro uomo che adorava pescare, appena sorgeva il sole saliva in sella alla sua bicicletta e pedalava verso il mare…
Una storia piccola. Due uomini e la loro giornata di pesca in un paese dove si vive con un palloncino in testa, perché è lì, nel palloncino, che risiedono le emozioni. Piccole manie, piccoli gesti, piccoli litigi e piccole incomprensioni per riuscire a pescare un piccolo pesce che farà scoprire loro l’emozione più grande: l’amicizia, raccontata con l’essenzialità di una striscia disegnata a colori.
Gli Acarnesi di Aristofane è la più antica commedia del mondo. Oggi non è più in repertorio, nessuno la mette più in scena, ma il suo dispositivo comico, ripulito dai cascami del tempo, è ancora esplosivo. Con un ghigno rabbioso e idealista, Aristofane costruisce un nuovo mondo: un mondo libero da ingiustizie e ipocrisie, dove non esistono la povertà e la guerra – insomma un'utopia, innescata dalla miccia formidabile dell’eroismo comico, capace di stravolgere, inventare e dominare.
È la storia di Diceopoli, il contadino che, stufo della guerra, stipula con Sparta una pace personale, fondando una sua polis alternativa. A distanza di 2500 anni, la commedia continua a porci delle domande fondamentali: il mondo è marcio? E se sì, si può rifondarlo, immaginarne uno nuovo? Si può essere al tempo stesso grandi umanisti e insolenti, eleganti e osceni, anarchici e civili? Si può amare il proprio pubblico e al tempo stesso insolentirlo beffardamente?
Tre fiabe (Zio Lupo, Giovannin senza paura e Tremotino) si intrecciano in un unico racconto che Dario Moretti propone insieme a disegni fatti con gessetti su una lavagna.
Tre storie che si intrecciano e si mescolano tra loro, a volte confondendosi, ma sempre mantenendo la loro peculiarità e la loro vitalità, segnata dall’inevitabile destino dei suoi protagonisti. Brevi frammenti sonori accompagnano l’alternanza delle storie, accarezzandole con suoni gentili ed evidenziandone le imprese. Racchiuse nel tempo di un giorno, di una notte e di una vita, le tre fiabe mostrano quanto sia irrilevante il tempo della nostra esistenza, rispetto alla qualità e al valore delle nostre azioni.
Storie narrate, disegnate, cancellate, riprese e ripetute: sempre uguali, ma sempre diverse, nel loro smuovere negli animi di chi le ascolta le più remote sensazioni e paure.
L’infanzia è il diamante della nostra vita, è grezza e abbagliante.
Si può scheggiarlo e offuscare la potenza della sua luce. E questo è male? Non so, ma fa male, molto male.
Romanzo d’infanzia è uno spettacolo in cui il linguaggio del teatro-danza, normalmente riservato ad un pubblico non di giovanissimi, si propone in una formula più narrativa ed immediata in modo da renderlo fruibile anche dai bambini.
Lo spettacolo, tratto da L’orso che non c’era di Oren Lavie, indaga il tema dell'identità in modo poetico e leggero, come solo un Orso Felice può fare.
Dopo aver studiato decine di biografie per un programma tv sui libri, Claudio ha avuto un’illuminazione: gli scrittori sono tutti matti. Hanno subito guerre mondiali, miseria, traumi infantili, come minimo un paio di tragici amori non corrisposti. È gente che sta malissimo, parliamoci chiaro.
Il problema è che Claudio, scrittore anche lui, ha un figlio di 4 anni che manifesta già velleità autoriali. Che fare? Come comportarsi? Da padre non ha dubbi: vietare l’utilizzo della penna! Censurare la poesia! Ma soprattutto contrastare un sistema educativo che obbliga milioni di bambini a studiare la visione della vita di persone che... se la sono tolta!
Si parla di Cesare Pavese imbottito di sedativi in una stanzetta d’albergo. Di Emilio Salgari che si è sventrato con un rasoio. Giovanni Pascoli è morto di cirrosi epatica, quanti lo sanno? Perché ci concentriamo sulla bellezza della perla e nascondiamo ai nostri figli (e spesso a noi stessi) la malattia dell'ostrica che sempre la produce?
Attraverso incursioni nella vita dei grandi e delle grandi della letteratura, Claudio troverà un modo per accompagnare suo figlio nella tempestosa età adolescenziale. Ma soprattutto compirà un viaggio a ritroso nella propria "età a rischio", riportando alla memoria come i libri lo abbiano curato. Perché gli scrittori ci salvano la vita.
Giufà è uno dei nomi dati nel tempo a Nasr Eddin Hodja, filosofo turco vissuto nel XIII° secolo, la cui poliedrica figura – attraverso rotte commerciali, migrazioni, conflitti – venne variamente accolta tra le genti delle sponde del Mediterraneo, divenendo protagonista di molti aneddoti popolari.
Storie che lo vedono chiamato di volta in volta Nourredine, Khodja, Guha; o trasfigurato in Manuel Tolo in Portogallo, in Giuccamatta in Toscana, o appunto come Giufà in Sicilia. Mutando di personalità, Giufà/Nasr Eddin ora è furbo, ora ingenuo; ora è vecchio, ora giovane. Lo trovi saggio maestro di vita, a dispensare giudiziose sentenze; altre volte è visto come bizzarra macchietta, capace tuttavia di furbesche trovate. E qualche volta invece del tutto matto, intento magari a levar la luna dal pozzo in cui si riflette.
Questa è la storia di una città dove tutto è blu. Blu, un monocolore che non è solo esteriore ma che si estende anche all’animo. Qui abita la Blu che, come tutti gli abitanti, vive secondo regole precise, in silenzio, in modo schematico e totalmente pianificato. Ogni giorno è uguale a quello prima e uguale a quello dopo. Ognuno vive per sé.
Una mattina apparentemente uguale a tutte le altre mattine arriva in città la Rossa che giocando e divertendosi sconvolge totalmente l’ordine della città.
Giorno | Disp. | Stato |
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5 Aprile 2025 ore 17:00 | 0 | Non disponibile |
Un oggetto non identificato, probabilmente di origine aliena, è caduto nottetempo dal cielo. Una scienziata americana della NASO viene inviata sul luogo dell’impatto per esaminarlo con sofisticatissime apparecchiature.
Si tratta di un messaggio inviato da popolazioni extraterrestri?
Cosa vorranno dire all’umanità?
Un serissimo, fantascientifico gioco che porta gli spettatori in un universo popolato da alieni verdi e navicelle spaziali di carta argentata, in un divertente film di science fiction completamente homemade.
Uno spettacolo di clown teatrale che mescola musica dal vivo eseguita con clarinetto, voce, loopstation e theremin, manipolazione di oggetti e teatro di figura.
Giorno | Disp. | Stato |
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6 Aprile 2025 ore 16:30 | 84 | Acquista biglietti |
Lo spettacolo è suddiviso in tre parti: Prologo, Scena Madre ed Epilogo.
Un’ouverture potpourri, con tanto di orchestrina, apre le danze sul tema dell’acqua. È così che il prologo lancia la scena madre dello spettacolo: quattro persone si svegliano un mattino qualunque pronti per iniziare la giornata, ma dai rubinetti non esce acqua. Il classico rituale di preparazione mattutina si trasforma in un’indagine sul disservizio in corso. Si controllano le ultime bollette, il contatore, fino a contattare l’idraulico di fiducia, che alla fine svela il mistero: “l’acqua è finita”, non arriva nelle case perché è in corso un razionamento. La scena si chiude con una domanda: “è finita in che senso?”. La sveglia riparte e gli attori ripetono la stessa scena una serie di volte, ponendo in conclusione una domanda sempre diversa.
Ogni ripetizione è intervallata da un servizio televisivo che affronta molte delle tematiche legate alla questione idrica: il cittadino, l’agricoltura, la politica, l’astrologia fino ad una scena simbolo del film Titanic, come se tutto fosse collegato. La direttrice drammaturgica evolve: partendo dal quotidiano si arriva all’assurdo, dall’assenza d’acqua si finisce con l’allagamento della casa, ormai trasformata in nave. Attraverso inserti linguistici si dà vita così ad un meccanismo alla Esercizi di stile di Queneau in cui il linguaggio si fa protagonista.
In conclusione, su nuove note, torna l’orchestrina dell’inizio a lasciare un epitaffio della società nel suo rapporto con l’acqua e la sua casa-terra.
Giorno | Disp. | Stato |
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12 Aprile 2025 ore 21:30 | 90 | Acquista biglietti |
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